Ti racconto un quadro

Nel 2010 ho realizzato un libro dal titolo "Ti racconto un quadro" dove ho voluto fare un esperimento e unire pittura e scrittura. Lo ripropongo a distanza di 15 anni. 

E' nato prima il quadro o il racconto? Difficile dirlo. Questo progetto non è nè un catalogo di libri nè un insieme di racconti, ma un esperimento dove ho voluto provare ad unire due espressioni artistiche differenti. Perc ciascuno dei 10 temi lo spunto viene sempre dalla realtà... il resto è fantasia!

1/1/2025

ORIENTARSI

 

Ottobre, finalmente la grande avventura inizia: Lia va all’Università. Questo comporta andare a vivere fuori casa, in una città di pianura, non vede l’ora. Ha preso il treno il giorno prima, si è sistemata e oggi comincia. La facoltà l’ha scelta lei e le piace, le compagne sembrano simpatiche, ha già fatto qualche amicizia, ma c’è una cosa che non riesce a capire: perché continua a perdersi? E’ presto detto, non riesce a orientarsi, ma su cosa ci basiamo quando ci orientiamo? Istinto? Ragionamento? Ha imparato il tragitto stazione-casa e casa-Università, ma non appena cambia strada, esce da una parte diversa ... ecco, si perde. E’ orgogliosa quindi preferisce non chiedere alla gente dov’è la tal via, ma spesso si trova a girare a vuoto o in tondo senza capire dov'è e va nel panico. Non capisce, non ha mai avuto problemi di questo genere e poi non è più da pochi giorni che si trova nella nuova città e questo inizia a preoccuparla.

Tardo pomeriggio, è stanca di studiare, fa una pausa e guarda dalla finestra, rimane meravigliata: c’è un bellissimo tramonto, tutto è arancione, ma ... tutto è piatto! Come una rivelazione capisce cosa manca in quel luogo: le montagne! E senza montagne i punti di riferimento per orientarsi. Abituata a vivere tra le Alpi ha sempre dato per scontati i punti cardinali e orientarsi è sempre stata una questione d’istinto, bastava guardare in alto, ma se le montagne non ci sono ...

Ora sa cosa deve fare, semplicemente trovare altri punti di riferimento, un campanile, una casa, un negozio, il problema è risolto.

LA CAFFETTIERA

 

Per i miei 29 anni mio marito mi ha regalato una valigetta di legno con dei colori a tempera, dei pennelli e delle tele. E' stato uno dei regali che più ho apprezzato nella mia vita. Avevo due figli piccoli, uno di 3 anni e uno di 7 mesi, ma da allora, spesso con loro, ho cominciato a dipingere. Avevo molte idee e poca tecnica, per questo negli anni successivi ho frequentato dei corsi di pittura dove sicuramente ho acquisito più tecnica, ma, in modo inversamente proporzionale, ho perso in idee e originalità. Quando ho compiuto 40 anni ho stabilito che non avrei più fatto corsi, sarei andata avanti con le mie gambe con quello che sapevo e, come per magia, dopo un po' la mia creatività si è risvegliata, forse perché consapevole che non mi sarei più fatta condizionare dai giudizi altrui. E' così che ho ritrovato una certa spontaneità nei miei lavori che alle volte mi riportano alla sensazione provata nel dipingere “La caffettiera”. Avevo appena ripreso in mano i pennelli, dopo quel fatidico regalo di tanti anni fa, e mi dilettavo in quadretti nei ritagli di tempo. Un giorno dopo averne fatto uno, non ricordo quale, mi erano avanzati dei colori nel piattino e in cinque minuti ho fatto “La caffettiera”, così, di getto. Sono rimasta molto sorpresa per l'istinto che mi ha preso di provare a realizzare un quadretto in quattro e quattr'otto e ancora più sorpresa del risultato che mi ha lasciata soddisfatta.


ODIO I GATTI

 

C’è poca luce, direi penombra. Sono in un posto indefinito, non chiuso, ma circoscritto, sono di spalle e non mi muovo. Posso muovermi, ma non lo faccio perché so che basta un attimo di distrazione e loro mi assalgono. Loro sono tanti, sono agguerriti, sono gatti che mi fissano, fanno versi agghiaccianti con le loro bocche spalancate che mostrano denti aguzzi e affilati, con i loro artigli pronti ad attaccarmi.

Mi vogliono attaccare, ferire, uccidere e non so perché, si muovono agili e crudeli, a volte a scatti e con grandi balzi cercano di saltarmi addosso. Per tenere sotto controllo la situazione so che non devo muovermi e fissarli a mia volta come se non mi facessero paura anche se dentro di me ho un’angoscia infinita, sono terrorizzata e vorrei trovarmi in tutt’altro posto e situazione, ma non posso scappare, sarebbe fatale!

I felini diventano sempre più feroci e iniziano l’attacco con versi e artigli, so cosa devo fare per fermarli. Mi concentro e finalmente, al volo, riesco ad afferrare la testa di uno di loro, l’afferro e la stringo. Il gatto si dimena e cerca di artigliarmi in tutti i modi, per questo tengo il braccio teso, così le sue zampe non mi raggiungono, gli altri sembrano impazziti. Stringo sempre più la testa che ho in mano, con pugno chiuso, serrato, senza mollare o allentare la presa anche se la cosa mi ripugna, è uno sforzo enorme. Il gatto si agita sempre meno fino a quando sento che tutto il suo corpo si affloscia: è morto. Finalmente sono salva, l’ho ammazzato e posso svegliarmi, anche questa volta l’incubo è passato; dentro di me rimane un misto di angoscia e sollievo ... come in un paesaggio notturno dove un gufo tace e non porta cattivi presagi.

Una volta avevo paura dei gatti, mai avrei pensato di poterne avere uno. Ma la vita ci può sorprendere e ora ho una bellissima gatta nera di nome Mea!


Spero che i miei lavori ti piacciano, se vuoi puoi inviare un tuo commento utilizzando il modulo qui a fianco.

Grazie

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